La violenza contro le donne è fenomeno ampio e purtroppo diffuso, in tutto il mondo come in Italia. Capire dove nasce il fenomeno è difficile, prevenirlo è possibile?
Per fermare la violenza bisogna saperla riconoscere.
Nel nostro paese il 31,5% di donne tra i 16 e i 70 anni ha subìto una qualche forma di violenza, fisica, sessuale o psicologica.* Maltrattamenti che in alcuni casi hanno avuto conseguenze estreme e sicuramente in tutti hanno provocato cicatrici indelebili e difficili da sanare. Come nasce questo fenomeno, come prevenirlo?
Scegliamo di parlarne in una data non casuale. Oggi, 8 marzo, è la giornata internazionale delle donne. Una ricorrenza che quest’anno per volere di molte persone si è trasformata in un momento di mobilitazione, riflessione e dibattito nazionale contro la violenza di genere e la cultura sessista. Parliamo di cultura perché è ormai certo che dietro la concezione della donna-oggetto e la conseguente legittimazione all’uso della forza su di essa c’è una base “culturale” che relega la donna a un ruolo marginale nella sfera pubblica mentre la elegge a figura docile, passiva e sottomessa nella sfera domestica e privata. È anche in ragione di questo che spesso la violenza si perpetra in seno alla famiglia. Una recente indagine Istat ci dice che le violenze più gravi a carico delle donne sono da imputare all’ex partner o al compagno attuale.
La violenza che esplode all’improvviso dunque non è un raptus isolato bensì è molto spesso preceduta da segnali rivelatori che se fossero riconosciuti attiverebbero nelle persone coinvolte comportamenti di prevenzione e autoprotezione.
I 5 campanelli d’allarme per capire se si è a rischio violenza
- Episodi pregressi di gravi violenze fisiche o sessuali a danni di altre donne nel corso di relazioni passate, atteggiamenti che giustificano o minimizzano la violenza in generale, minacce e intimidazioni, distruzione di oggetti, spintoni durante i litigi.
- Una storia giudiziaria segnata da provvedimenti di polizia (ammonimenti, allontanamenti, sospensione della potestà genitoriale).
- Eccessivo senso del possesso che sfocia in tentativi di controllo e prevaricazione volti ad annullare l’autonomia personale ed economica (es. controlla gli spostamenti, divieto di uscire, di cercare un lavoro, imposizioni su come vestirsi, su chi frequentare, uso dei figli per raggiungere i propri scopi)
- Critiche, insulti e umiliazioni che vanno a colpire la dignità e l’identità di una persona (es. affermazioni come “senza di me non vali nulla”, “sei una pazza” “non capisci niente”.
- Difficoltà nel gestire una crisi di coppia o rifiuto di accettare la fine della relazione. Questo è il momento di maggior pericolo perché il timore di perdere la supremazia sulla compagna può scatenare una reazione aggressiva.
Per una valutazione più approfondita esiste un questionario anonimo (ISA online) che aiuta a capire quanto si è a rischio di abuso e violenza all’interno della propria relazione.
I 4 passi per prevenire situazioni di violenza
Dopo aver passato in rassegna i segnali d’allarme più frequenti e riconoscibili, vediamo cosa può fare concretamente chi si trova invischiata in una delle situazioni appena descritte:
- Rompere la rete d’isolamento e parlare con qualcuno della situazione (es. un vicino di casa, un parente, il proprio medico curante, un rappresentante delle forze dell’ordine). Nei primi due casi, l’importante è rivolgersi a una persona di fiducia, per essere certi che non tradirà le confidenze fatte.
- Individuare persone vicine che possano testimoniare lo stato di cose e che siano disposte a farlo all’occorrenza.
- Denunciare e chiedere protezione. Oltre il 90% delle donne vittime di violenza non denuncia il fatto né ha mai denunciato prima l’aggressore.
- Munirsi di un strumento per la difesa personale come una pistola al peperoncino e addestrarsi al suo utilizzo in caso di bisogno. (Nei casi di familiarità con il possibile aggressore l’addestramento è d’obbligo perché l’intimità può impedire una reazione lucida e controllata che può salvare la vita, come è successo a questa donna di Albano).
*Fonte: Istat: la violenza contro le donne dentro e fuori la famiglai